Adriano Olivetti è stato uno dei più grandi imprenditori italiani, capace di rivoluzionare la fabbrica di famiglia e di fondere bellezza ed efficenza.
“Compito della fabbrica è diffondere bellezza attorno a sé”, diceva l’imprenditore, molto attento alle questioni umanitarie e al benessere dei propri operai.
Ripercorriamo ora la storia e le curiosità su Adriano Olivetti, eporediese classe 1901, un imprenditore rivoluzionario che non ha nulla da invidiare a Steve Jobs.
Camillo, padre di Adriano Olivetti, era ebreo e sposò la valdese Luisa Revel. La coppia aveva una grande apertura mentale e non impose mai nessuna religione al figlio; tuttavia un certificato di battesimo valdese riuscì a salvare il futuro imprenditore dalla persecuzione nazi-fascista.
Adriano Olivetti fu un convinto anti-fascista, soprattutto dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti. Il padre era di idee socialiste e nascose Filippo Turati nella propria abitazione; non solo, l’auto che portò il politico a Savona per l’espatrio svizzero fu guidata proprio da Adriano. Fu marchiato come sovversivo, ed obbligato a trascorrere gli anni finali della Seconda Guerra Mondiale in esilio in Svizzera, dove formò il suo pensiero politico. Adriano Olivetti diventò sindaco della sua città nel 1956 e deputato nel 1958, senza mai legarsi a nessun partito in particolare.
Il padre di Adriano Olivetti mandò il figlio a lavorare in fabbrica a soli 13 anni per fare esperienza. Il futuro imprenditore si rese subito conto di quanto fosse duro il lavoro in fabbrica e in un’intervista per la Rai dichiarò:
Mio padre mi mandò a lavorare in fabbrica, nel 1914. Ho faticato molto. Il lavoro a queste macchine non mi attraeva, non fissava la mia attenzione, la mente vagava e si stancava. Avevo difficoltà a capire come si potesse stare per ore alla stessa macchina senza imprigionare lo spirito. Ecco era una tortura per lo spirito, stavo imprigionato per delle ore che non finivano mai, nel nero e nel buio di una vecchia officina. Occorre capire il nero di un lunedì nella vita di un operaio. Altrimenti non si può fare il mestiere di manager, non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri.
A soli 31 anni Adriano divenne direttore della Olivetti e da lì a poco creò una fabbrica che fondò la sua forza sul benessere dei dipendenti. Gran parte degli utili li investì per gli operai, creando strutture per loro, fornendo assistenza medica, mense, biblioteche e riducendo gli orari lavorativi. Alle donne assicurò il congedo per la maternità senza decurtazione dello stipendio, cose normali magari oggi ma non nel 1932. I figli dei dipendenti, dal sesto anno d’età, venivano inseriti in asili convenzionati vicino alla fabbrica. Gli altri imprenditori guardavano con diffidenza Adriano Olivetti, i “troppi” diritti concessi ai lavoratori creavano un precedente problematico.
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Mio padre espose la prima macchina da scrivere nel 1911. La prima macchina uscita da questa fabbrica venne esposta con molto interesse. Prima di produrre macchine da scrivere, produceva strumenti di misura come i contatori elettrici, i quali venivano distribuiti in massa soprattutto alle grandi compagnie di distribuzione dell’energia elettrica. Mio padre pensava che questo tipo di rapporto non lo rendesse abbastanza indipendente. Era un rapporto di collaborazione ma anche di dipendenza. Volle produrre qualcosa come una macchina, che si vende una per una a tante persone diverse. Questa varietà di distribuzione portò alla sua indipendenza a cui teneva tantissimo.
Adriano Olivetti si recò negli Stati Uniti per visitare le fabbriche di macchine da scrivere per prendere spunti, suggerimenti e idee innovative. Nel 1932, anno in cui divenne Direttore della Olivetti, lanciò la prima macchina da scrivere portatile, la MP1. Seguirono diversi modelli fino ad arrivare alla famosa Lettera 22 (1950) che nel 1959 verrà indicata da una giuria di Designer internazionali come il primo tra i 100 migliori prodotti degli ultimi 100 anni.
Adriano Olivetti portò l’azienda verso l’eccellenza tecnologica, l’innovazione e l’apertura ai mercati internazionali. Nel 1954 apre a New York, sulla Fifth Avenue, il Domus, un concept store definito dall’imprenditore “un’invenzione inedita piena di valori poetici”. Olivetti crea l’antenato dei moderni Apple Store, in anticipo di 50 anni!
Curiosità:
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Il successo economico ottenuto da Adriano Olivetti arrivò grazie all’intelligente strategia di sviluppare reti commerciali in Italia e all’estero, valorizzando il venditore che non era una figura di rilievo in quell’epoca. Nel 1957, grazie a questa politica di Marketing vincente, Olivetti fu premiato per la direzione aziendale internazionale da parte della National Management Association.
La prima moglie di Adriano Olivetti fu Paola Levi, che aiutò l’imprenditore ad ampliare la sua cultura sociale e aziendale. La coppia ebbe tre figli (Roberto, Lidia e Anna) e si trasferì a Milano per volere della donna, ma nel 1938 l’amore finì. Grazia Galetti fu la seconda moglie di Adriano, dalla loro unione nacque Laura. La famiglia Olivetti tornò ad Ivrea, città natale dell’imprenditore.
Adriano Olivetti morì misteriosamente il 27 Febbraio 1960, mentre viaggiava in treno per Losanna. Si parlò di emorragia celebrale, ma le cause del decesso sono tutt’ora avvolte nel mistero.
1. Adriano Olivetti ha collaborato alle riviste “L’azione riformista” e “Tempi nuovi”, e ha conseguito un diploma all’Istituto Tecnico di Cuneo per poi arruolarsi nel corpo degli Alpini.
2. Si è laureato in Ingegneria Chimica al Politecnico di Torino, nonostante le pressione del padre affinché scegliesse Meccanica.
3. Adriano Olivetti fu un pioniere dell’elettronica e dell’industria, tanto da essere uno dei nomi più grandi a precedere il genio di Steve Jobs.
4. La Rai, nel 2003, ha girato la fiction “Adriano Olivetti. La forza di un sogno”, con Luca Zingaretti nei panni di Adriano.
5. Appassionato di architettura e urbanistica, ha portato nella Olivetti le luci e i sogni di bellezza, assieme all’armonia strutturale e organizzativa.
6. Steve Jobs non era ancora nato nel 1954, anno in cui Adriano Olivetti chiede agli architetti Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Rogers di progettare un negozio sulla Fifth Avenue di New York. Il negozio anticipa di circa 50 anni l’Apple Store: in vetrina furono esposte visioni e intuizioni che avrebbero scritto la storia dell’elettronica nei successivi cinquant’anni.
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FANTASTICO !!!