I nuovi casi di Coronavirus in Europa, ma soprattutto in Italia, sono solo l’ultima fase di un contagio che non ha risparmiato nemmeno l’economia globale. Secondo la ricerca di Dun & Bradstreet, società che fornisce dati commerciali, analisi e approfondimenti per le aziende, il virus COVID-19 (ex 2019-nCoV) potrebbe avere un impatto determinante su 5 milioni di aziende sparse nel mondo.
Le aree colpite in Cina, e di conseguenza chiuse, corrispondono a quelle dove hanno sede circa il 90% di tutte le attività del paese; di queste aziende ben 49.000 sono straniere. Il 49% delle società hanno sede a Hong Kong, il 19% negli USA, il12% in Giappone e il 5% in Germania.
In questo clima di incertezza Moody’s ha rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita globale economica del 2020. Se si riuscirà a contenere il Coronavirus entro il primo trimestre, nel secondo ci potrebbe essere già una ripresa con gli Stati del G-20 che cresceranno con un tasso previsionale del 2,4%, mentre la Cina scivolerà al 5,2%.
Il settore dei Viaggi è sicuramente uno dei più colpiti dal Coronavirus. Con 5,7 trilioni di dollari di entrate, e 1 persona su 10 nel mondo che ci lavora, è una delle industrie più a rischio. Secondo gli esperti è la più grande crisi del settore dopo quella dell’11 Settembre 2001.
Evitare gli assembramenti nello sport significa eventi a porte chiuse o rinviati. L’Italia ha già cancellato tutti gli eventi sportivi, gli Stati Uniti hanno fermato l’NBA e limitato gli altri sport, la FIFA ha rinviato le qualificazioni alla Coppa del Mondo in Asia, mentre in Grecia non si potrà assistere alla cerimonia di accensione della torcia per le Olimpiadi di Tokyo. Le maratone di Parigi e di Barcellona sono state cancellate, stesso iter per la gara di Formula 1 in Bahrein. Se lo sport si ferma, significa che anche gli investimenti pubblicitari dei brand rischiano di andare persi, con una grande perdita economica.
La cancellazione di un evento importante come le Olimpiadi può costituire un grave danno per un brand che ha investito gran parte del budget annuale. Secondo il New York Times, il Coronavirus sta pesantemente incidendo sulle vendite di advertising. Le entrate pubblicitarie sono già diminuite del 10% in questo trimestre.
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Diversi gli eventi cancellati per il Coronavirus: il Mobile World Congress, l’F8 di Facebook, la Milano Fashion Week, la Milano Digital Week. Il danno non è solo per gli organizzatori, ma anche per le stesse società partecipanti che in questi eventi stringono importanti contatti commerciali e collaborazioni.
In seguito all’emergenza Coronavirus, la birra Corona ha affrontato il peggior trimestre degli ultimi 10 anni, registrando perdite per 154 milioni di euro e un calo del 10% sui profitti. La notizia arriva direttamente dalla società proprietaria della Corona, la Anheuser-Busch InBev, che detiene anche i marchi Budweiser e Stella Artois. Le cause principali delle perdite dipendono soprattutto dal crollo della domanda in Cina e in Brasile, dovuto alla chiusura di tanti locali, bar e ristoranti.
Diageo, il più grande produttore di alcolici del mondo, ha dichiarato che l’epidemia del Coronavirus ha ridotto i profitti di 234 milioni di euro quest’anno. Pensate che su Google i termini di ricerca “Corona beer virus” e “beer virus” sono aumentati del 1.050%. La somiglianza fra i due nomi, Corona e Coronavirus, ha indotto i consumatori a pensare che ci fosse qualche strano legame…
Il Coronavirus ha colpito anche i big del settore Tech come Apple, Amazon, Tesla e Facebook.
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La Cina è la seconda economia al mondo e con il contagio sono state adottate misure estreme. La produzione dei beni come smartphone, automobili e vestiti è stata quasi interamente bloccata, e tutti sappiamo che la manodopera cinese è importante per costruire qualsiasi cosa, dai chip dei computer alle componenti per i telefoni intelligenti. Il blocco cinese a causa del Coronavirus ha fatto rabbrividire i mercati globali e l’economia in generale, soprattutto nel settore tecnologico.
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Apple, società tecnologica con più valore al mondo, ha ridotto gli obiettivi di fatturato del trimestre e ha già dichiarato che i prossimi iPhone 12 subiranno dei ritardi sulla data di uscita. Tesla, dopo lo stop della produzione nella fabbrica di Shangai, si è spostata intelligentemente su TikTok per una strategia di marketing inerente alla Brand Identity.
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Amazon si sta preparando ad un probabile futuro stop, dato che le sue attività si basano sul flusso di merci tra diversi paesi nel mondo. Facebook ha ridotto la produzione delle cuffie per la realtà virtuale (Oculus Quest), a causa dello stop delle fabbriche cinesi.
L’impatto del Coronavirus sull’economia globale mette in luce gli stretti legami tra Silicon Valley e Cina: produzione, fornitura di forza lavoro e di ingegneri qualificati, fondi per gli investitori e collaborazioni scientifiche – universitarie.
La Cina è un mercato fondamentale per le esportazioni degli Stati Uniti, ma anche per l’Italia. Il Coronavirus impatta sulle economie mondiali a causa della riduzione della domanda cinese, non solo sull’elettronica ma anche in altri settori come il Luxury, evidenziato da un preoccupato Burberry.
Le aziende stabiliscono i propri obiettivi di business anche tramite il mercato cinese. Secondo gli analisti l’interruzione sarà temporanea, anche se per ora il Coronavirus è stato difficile da contenere e da prevedere. È ancora presto fare delle stime, ma l’ultima crisi sanitaria che ha lasciato un segno nell’economia globale fu la SARS nel 2003, che costò circa 40 miliardi di dollari. La Cina però non era il mercato che è diventato oggi…
Come ogni periodo di crisi c’è però anche chi ci guadagna dall’emergenza Coronavirus. Il Segretario al Commercio americano Wilbur Ross ha dichiarato che l’epidemia cinese potrebbe essere addirittura positiva per l’economia americana. Un esempio? La Vir Biotechnologies, azienda statunitense che sta tentando di creare un vaccino, ha visto crescere le sue azioni al Nasdaq del 97%, portando la capitalizzazione a 2,66 miliardi di dollari. Altri brand americani in crescita sono Novavax, Novio pharmaceuticals e Moderna, tutti produttori di vaccini.
Top Glove, azienda asiatica che produce 70 miliardi di guanti in lattice all’anno, è cresciuta in borsa del 14%. La giapponese Kawamoto Corp., società che produce mascherine protettive, ha addirittura quadruplicato il suo valore. La Jiangsu Bioperfectus Technologies ha annunciato un sistema di monitoraggio per gli ospedali contro il virus, ed è cresciuta alla Borsa di Shanghai di circa il 75%.
Il colosso Alibaba ha ottenuto diversi rialzi in borsa; le persone che non possono uscire di casa acquistano principalmente in rete, e il Coronavirus non si diffonde online.
Non tutti però ci perdono per l’impatto del Coronavirus. Servizi digitali per il food delivery come Deliveroo e Globo stanno incrementando la domanda con una crescita delle vendite dell’8,7%.
Secondo la Coldiretti la farina è il prodotto più acquistato dagli italiani durante la pandemia Coronavirus, con una crescita dell’80%. Seguono carne e cibo in scatola, legumi, pasta, riso, conserve di pomodoro, zucchero e olio d’oliva.
Nonostante il Governo abbia rassicurato più volte gli italiani sul fatto che non ci saranno problemi con il rifornimento delle merci, il Coronavirus ha scatenato la corsa alla spesa online, con una richiesta senza precedenti che ha mandato in tilt i diversi sistemi…
Amuchina, Napisan, Purell, Lysol sono i prodotti ovviamente più acquistati, e stanno registrando una domanda senza precedenti. Gli enti che controllano la pubblicità hanno ricordato che tali brand sono dispositivi medici, e quindi non è possibile promuoverli come un qualunque prodotto d’igiene. Facebook, Amazon ed Ebay hanno prontamente rimosso le pubblicità, come anche quelle allarmistiche delle mascherine, bloccate anche grazie all’intervento dell’Antitrust.
Il traffico Internet è cresciuto del 25% dal decreto dell’8 Marzo, con uno scambio di dati pari a mille miliardi di bit al secondo. I numeri sono davvero impressionanti: l’aumento del traffico Internet durante la quarantena per il Covid-19 ha raggiunto i livelli di un anno intero in un solo giorno: a far fare gli straordinari alla rete non è però lo smart working, ma i video on demand e il gaming. Tranquilli però, gli operatori escludono la possibilità di blackout e rassicurano gli utenti che la rete reggerà il sovraccarico.
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Secondo gli analisti, Netflix e le altre società che offrono servizi di streaming come Amazon Prime, hanno ottenuto enormi vantaggi dalla permanenza delle persone in casa per la paura del Coronavirus. Netflix è cresciuta in borsa dello 0,8%, mentre Wall Street è crollata raggiungendo i peggiori risultati mai registrati negli ultimi 9 anni.
L’epidemia del COVID-19 ha sicuramente portato enormi benefici economici per i servizi di streaming, contrariamente al settore delle attrazioni turistiche che registra forti cali. Dopo Shangai e Hong Kong, anche Tokyo ha chiuso i parchi a tema Disneyland e DisneySea. La Disney blocca praticamente tutti i suoi parchi in Asia: si stima che solo la chiusura a Shangai porterà perdite per 135 milioni di dollari. La casa di Topolino potrebbe puntare tutto sul lancio anticipato di Disney+ per recuperare le ingenti perdite.
Le immagini satellitari diffuse dalla Nasa hanno rilevato un importante declino dell’inquinamento in Cina, a causa del rallentamento economico imposto dal Coronavirus. Nelle ultime settimane i voli aerei sono stati fortemente ridotti, l’utilizzo del carbone nelle fabbriche è sceso al minimo, mentre le attività delle compagnie petrolifere sono quasi ferme.
Sergio Costa, ministro dell’Ambiente, in un convegno del Cnr ha dichiarato:
Le foto della Nasa sulla Cina sono la dimostrazione che si può ridurre l’inquinamento. Non dovevamo aspettare il coronavirus per saperlo, ma quelle immagini dimostrano che nel momento in cui si interviene per diminuire, abbattere, ridurre in modo significativo le emissioni nelle nostre città significa che si sta ripulendo l’aria.
2 commenti
Ma chi l’ha scritto l’articolo? Cioè Amazon andrà in crisi, mentre Alibaba (omologo cinese) ottiene rialzi in borsa in quanto “il Coronavirus non si diffonde online”? Mi sembra manchi un po’ di coerenza…
l’articolo non è chiaro su quel punto , ma effettivamente alibaba è cinese , e se le aziende che producuno sono anche esse cinesi è inevitabile che si riservano la merce , per la quale amazon deve rifarsi a loro… di conseguenza non avendo prodotti interamente suoi subirà un calo inevitabile