La pubblicità influenza abitudini e costumi della società sin dai primi anni del Novecento, prima attraverso la radio, poi tramite la televisione.
Le usanze occidentali dipendono molto dai pubblicitari che ci “dicono” come comportarci, a volte con standard non troppo alti. La comunicazione ha fatto passi da gigante, ma guardando indietro alle pubblicità vintage del secolo scorso troviamo molto sessismo, razzismo e maschilismo. Era un’epoca in cui mentire era normale nella comunicazione…
Abbiamo selezionato per voi alcune pubblicità vintage che oggi verrebbero sicuramente censurate. Buon divertimento!
Le polemiche sull’immagine della donna nella pubblicità sono cosa nota. Spesso strumentalizzate come oggetto del desiderio o ridicolizzate in stereotipi, venivano paragonate a bellezze senza identità, personalità, ma soprattutto come abilissime nel cucinare e nelle pulizie domestiche, con un ruolo ben definito rispetto all’uomo: la casalinga che cresce la prole.
Il fumo, nei primi anni del Novecento, era visto come un prodotto innocuo, senza effetti collaterali. È strano rivedere oggi quelle campagne sul tabacco, soprattutto quelle dedicate a prodotti “per la salute”, fortunatamente smentite con il tempo.
Nello scorso secolo, e purtroppo ancora oggi, il “diverso” era visto come pericoloso. Regnava l’ignoranza ed era uso comune utilizzare la matrice razzista per promuovere un prodotto, facendo leva su un immaginario collettivo che contava principalmente sui pregiudizi del pubblico.
In genere, un bambino in una pubblicità trasmette tenerezza. Non importa che siano pubblicità di prodotti per bambini, il messaggio punta sulla tranquillità e serenità.
In passato però i bimbi erano visti come piccoli adulti, mancava quasi la fase infantile. Rivedendo le pubblicità vintage scopriamo che a volte i visi angelici erano in realtà quasi diabolici. Espressioni inquietanti e crudeli, da far pensare a una vera e propria minaccia in caso i potenziali clienti non avessero comprato il prodotto.
1 commento
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